PALAZZO TRONCONI

Lazio
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Informazioni Aziendali

Scheda dell'azienda

Nelle vicinanze della colonia latina di Fregellae, fondata dai romani nel 328 a.C., la giovane azienda agricola Palazzo Tronconi, da qualche anno, ha riscoperto i vigneti tipici della zona e oggi rappresenta un’interessante e nuova realtà produttiva ciociara. Le etichette di cui vi parliamo sono tutte protese nel futuro, una piccola anticipazione di ciò che l’azienda immetterà in commercio nel 2014.

Il protagonista di questa storia è un giovane ingegnere meccanico, Marco Marrocco proprietario dell’omonima ditta di ascensori nel Lazio, che otto anni fa circa, decide di intraprendere una nuova avventura e scrivere un inedito capitolo enologico.

Dopo gli studi di Agraria presso l’Università della Tuscia ed un soggiorno di studio a Bordeaux, inizia la sua esperienza di vigneron con 2 ettari e mezzo di terreno, anima dell’azienda agricola cui dà il nome di Palazzo Tronconi e così comincia a concretizzarsi il suo sogno nel cassetto, tornare alla terra e produrre vini biodinamici recuperando antichi vitigni del Lazio.

Per far questo coinvolge il Centro di sperimentazione di Velletri per lo studio e la vinificazione di cultivar reliquia in regime biodinamico e chiama al suo fianco Gaetano Ciolfi, docente di enologia dell’Università della Tuscia, e Carlo Noro, uno dei massimi esperti di biodinamica in Europa.

I vitigni coltivati sono quelli “tipici arcesi”: il Lecinaro a bacca rossa, il Capolongo, il Pampanaro e il Maturano a bacca bianca. A questi si aggiungono il Maturano Nero, ancora oggetto di ricerca al centro di enologia, e l’Olivella Nera.

Le nuove etichette, frutto del lavoro instancabile di Marco, vedranno la luce nel corso del 2014. Così si potranno presto assaggiare il Fatìa (bianco) e il Mocevò (rosso) ottenuti da vitigni autoctoni della zona, ma sconosciuti provenienti da vigneti di 80-100 anni.

Il Fregellae prende il nome da un’antica colonia romana, blend delle tre varietà a bacca bianca Capolongo, Pampanaro e Maturano. Lo Zitore è un Lecinaro in purezza dedicato al nonno di Marco, Salvatore e poi c’è il Donicò, nome di un capo urbano di guardia borbonica famoso per avere contrastato l’ascesa di Garibaldi, blend di Olivella Nera, Lecinaro, Syrah e Maturano Nero.